Cosa significa Lapalissiano?
Cosa significa Lapalissiano? Si dice di un ragionamento, un fatto o un’affermazione talmente ovvi e scontati che sarebbe inutile parlarne.
Origini della parola
Al contrario della maggior parte delle parole della nostra lingua che hanno origini nel greco o nel latino, Lapalissiano viene dal nome di un nobile e militare francese: Jacques de La Palice.
Alla morte di questo amato maresciallo dell’esercito francese, i soldati gli dedicarono alcuni versi in francese: “S’il n’était pas mort, il ferait encore envie” (“Se non fosse morto, farebbe ancora invidia”). Però, con il tempo, i versi furono letti, e quindi poi anche scritti, male. La F di “ferait” divenne una S, trasformando la parola in “serait”, “sarebbe”. La parola “envie”, invece, che significa “invidia”, divenne due parole: “en vie”, cioè “vivo”, “in vita”. Quindi, la frase originale divenne “S’il n’était pas mort, il serait encore en vie”, ossia “Se non fosse morto, sarebbe ancora in vita”. Lapalissiano no?
Jacques de La Palice
Jacques de La Palice visse nel periodo 1470-1525 e servì come maresciallo sotto i re Luigi XII e Francesco I di Francia. Morì in battaglia durante la Campagna d’Italia, ma è la sua lapide a dare origine al mito. Sul suo monumento funebre si trovava originariamente un’epitaffio che intendeva lodare la sua onestà e lealtà, ma una serie di malintesi e reinterpretazioni trasformarono il nobile soldato in simbolo di ovvietà. L’epitaffio diceva: “Ci gît le Seigneur de La Palice: s’il n’était pas mort, il ferait encore envie.” Ovvero, se non fosse morto, sarebbe ancora vivo. Una tautologia così evidente che sfiora il comico.
Con il tempo, il nome “La Palice” è stato storpiato in “Lapalissade”, dando origine al termine “lapalissiano”, usato per indicare una verità talmente evidente da non necessitare di essere espressa. In italiano, il termine è particolarmente usato in contesti dove si vuole evidenziare l’assurdità di una certa affermazione per la sua ovvietà.
La pervasività del termine “lapalissiano” nella cultura popolare e nei media dimostra come il concetto abbia trovato una vasta risonanza. Spesso utilizzato in modo ironico o giocoso, il termine può essere uno strumento per criticare la mancanza di profondità nel pensiero o la banalizzazione di argomenti che meriterebbero un’analisi più approfondita. Nel giornalismo e nella retorica, ad esempio, evitare affermazioni lapalissiane può essere essenziale per mantenere l’interesse e il rispetto del pubblico.
“Lapalissiano” nel contesto moderno
Nell’era dell’informazione, dove grandi quantità di dati sono disponibili istantaneamente, la distinzione tra ciò che è necessario sapere e ciò che è superfluo diventa sempre più sfocata. In questo contesto, la capacità di riconoscere e scartare le ovvietà, o affermazioni “lapalissiane”, è più rilevante che mai. Essere capaci di filtrare l’informazione superflua è una competenza critica nella gestione delle conoscenze.
In conclusione, “lapalissiano” è molto più di un semplice aggettivo. È un ponte tra la storia e la modernità, tra serietà e umorismo, tra ovvietà e sorpresa. Attraverso il suo uso, possiamo esplorare i limiti del linguaggio, la natura della verità e il nostro rapporto con l’evidenza. Ogni volta che usiamo questo termine, non facciamo solo un riferimento culturale, ma partecipiamo a una tradizione linguistica che ci collega direttamente alle peculiarità umane della percezione e della comunicazione.
Cosa significa lapalissiano – WIKI
Ecco un’illustrazione che rappresenta il concetto di “lapalissiano”, mostrando Jacques de Chabannes, un nobile cavaliere francese del primo XVI secolo, in un campo di battaglia mentre legge uno scritto che contiene un’affermazione ovvia. Puoi vedere l’immagine qui sopra